Frida Kahlo, le scatole di cartone, la pagina bianca e la precisione di un attimo

Ogni psicoterapia nasce da una storia di cui il percorso psicoterapico può favorire il processo evolutivo attraverso atti creativi che consentano al terapeuta di aiutare il paziente a riconoscere, esprimere, dare spazio, rimarcare, valorizzare, prendersi cura e potenziare parti di sé.

La storia che voglio raccontare oggi riguarda una giovane donna con una disabilità importante che la costringe, ormai da molti anni, per la gran parte del tempo, dentro le quattro mura della sua casa.

Il nome con cui ritengo più appropriato identificare questa giovane donna è Frida, con un evidente – e non casuale- riferimento a Frida Kahlo, la famosa pittrice messicana che, oltre a essersi ammalata di una forma importante di poliomielite che all’età di 6 anni le provocò danni irreversibili alla gamba destra, all’età di 18 anni subì un grave incidente stradale che le cambiò ulteriormente la vita, costringendola in un letto.

Frida rappresenta il coraggio e la resilienza, la capacità di accettare il proprio destino senza subirlo passivamente, la necessità e la forza di esprimere e dare voce alla propria realtà attraverso un mezzo, che per lei fu principalmente la pittura.

Per questo ho deciso di chiamare così la nostra Frida sarda.

La resilienza è un atto di coraggio. Ci sono però momenti in cui i problemi fisici aumentano, aumentano i dolori e le sofferenze, aumenta la paura. Ci sono momenti in cui una persona può sentirsi talmente scoraggiata e sopraffatta dagli eventi da perdere la voglia di fare, da dimenticare persino di lavarsi i denti “perché tanto è uguale”; questo è ciò che è capitato alla nostra Frida per un po’.

Poi ha reagito, ha fatto un passo.

Aveva bisogno di tre scatole. In casa non è sempre facile recuperarle. Ha trovato tre scatole abbastanza simili tra loro ma per alcuni versi diverse l’una dall’altra. Erano un po’ “rovinate”.

Poi ha immaginato cosa poterne fare.

Le ha rivestite, in modo da rafforzarle almeno quanto bastava. La carta era un po’ trasparente, di una scatola si intravedeva come era stata passato. Per questo si distingueva dalle altre. Per questo era bella così.

Un giorno Frida è uscita di casa e ha notato un albero da cui erano cadute delle foglie che avevano preso un colore bellissimo. Con l’aiuto della madre raccolse quelle che le sembravano più adatte.

“Forse una scatola la rivestirò con le foglie. Forse no. Intanto le ho raccolte e le tengo qua, a portata di mano”.

Frida ha fatto tutto un lavoro di rivestimento e di abbellimento con le sue scatole.

“Inizio a lavorare sempre con due, lasciando la terza per ultima, come se fosse il risultato dell’allenamento sulle altre due”. Infatti la terza è la più bella, “quella di cui sono più soddisfatta”.

Mi viene in mente James Lake, un artista britannico che utilizza il cartone come forma di espressione. Una scelta dettata, oltre che da una lunga ricerca artistica, dal fatto che all’età di 17 anni gli venne diagnosticato un osteosarcoma e gli venne amputata la gamba destra; per questo scelse di esprimersi utilizzando un materiale che potesse essere lavorato ovunque, anche nella camera da letto di un degente.

La nostra Frida, proprio come James Lake, sta portando avanti la sua opera d’arte che, via via, prende forma, come se fosse lei a scegliere la direzione in cui andare.

Mi emoziona moltissimo osservare quanto di bello stia avvenendo in Frida, attraverso il suo lavoro con le scatole.

Ps. Sotto trovate una sitografia bellissima, vi suggerisco di leggerla!!!

Sitografia

https://blog.ratioform.it/fare-arte-ovunque-james-lake-e-le-sculture-di-cartone-che-rispecchiano-lanima/

https://blog.ratioform.it/carlo-casarini-e-la-magia-del-cartone/

https://blog.ratioform.it/mark-langan-il-cartone-trasmette-lenergia-che-rende-liberi/

https://blog.ratioform.it/si-viaggiare-come-il-cartone-puo-diventare-unavventura-le-opere-di-kiel-johnson/

https://blog.ratioform.it/dosshaus-doppie-idee-una-sola-arte/

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https://luccabiennalecartasia.com/11-edizione-2022/

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